Gay & Bisex
Battuage (ed altro)
di Beaudenuit
18.11.2023 |
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"Passavo le serate masturbandomi con il dildo regalatomi da Fulvio e pensando a quali potessero essere le possibilità che avevo di trovare altri maschi..."
Così la mia storia con Fulvio era finita (leggere i miei racconti precedenti), si era spenta poco a poco e mi aveva lasciato in fondo una forte delusione per le idee che si era fatto sul mio conto. Certo, se penso alla mia successiva evoluzione devo dire che non aveva tutti i torti. In fondo compresi che era stato soltanto sesso e inoltre per me era il primo cazzo reale che prendevo. Lo rividi ancora qualche volta, occasionalmente, ma senza più le sensazioni che provavo all’inizio. Tuttavia la “consuetudine del sesso” mi mancava. Avevo quasi 17 anni e una voglia mal repressa di nuove esperienze. Sì, con Fulvio avevo fatto molte pratiche appaganti, ma sapevo che esistevano altri “mondi” nell’universo del sesso. Passavo le serate masturbandomi con il dildo regalatomi da Fulvio e pensando a quali potessero essere le possibilità che avevo di trovare altri maschi.
Non volevo sputtanarmi nel quartiere perciò con l’autunno, e con le giornate più corte, con la scusa di cenare da un compagno di scuola e di studiare da lui, me ne andavo con il mio Lui (un ciclomotore della Innocenti che non ebbe grande diffusione) per buie piazze e parcheggi ai margini di periferie, sperando di incontrare qualcuno che avesse voglia di fare sesso con me. Nel mio zainetto avevo sempre il lubrificante che mi aveva lasciato Fulvio e preservativi che, dopo molti tentennamenti, avevo acquistato in una farmacia lontanissima da casa mia; preservativi sull’uso del quale non ero ancora neanche molto esperto perché Fulvio mi aveva scopato sempre a pelle. Avevo fatto delle prove su di me, ma immaginavo che metterlo a qualcun altro non sarebbe stata la stessa cosa
Ma non era così facile “rimorchiare” maschi. Andavo a caso in piazze e parchetti di periferia, ma trovavo spesso uomini che portavano a spasso il cane o qualcuno che aspettava chissà chi, le cui intenzioni non erano mai chiare. Non avevo proprio idea di come “abbordare” senza fare figure di merda.
Quelle escursioni però, forse per il buio, la situazione, l’aspettativa del sesso, la lingerie sulla pelle sotto i vestiti, mi provocavano comunque una forte scarica di adrenalina.
Una sera però, da una serie di atteggiamenti e di sguardi, capii che un uomo era lì per cercare sesso. Era sui cinquanta, appesantito, quasi pelato e fumava passeggiando avanti e indietro. Non era certo un adone, ma avevo deciso ad accettare chiunque. Ci avvicinammo, tutti e due abbastanza imbarazzati. Fu lui a parlare per primo chiedendomi cosa facessi lì a quell’ora. Non ricordo cosa risposi, emozionatissimo, ma sicuramente lo feci non nascondendo modi alquanto effeminati.
“Purtroppo ragazzo, credo che stiamo cercando la stessa cosa” disse sorridendo
“Cioè?” dissi io
“Cioè qualcuno che ci offra il suo bel membro. Tu non dovresti trovare difficoltà, carino come sei, ma questo posto è un mortorio”
Cazzo, era omosessuale passivo come me. Provai delusione, ma anche curiosità per questo tipo che certamente non corrispondeva al mio “immaginario di gay”.
“Conosce posti migliori?” gli chiesi
“Sì certo, parecchi. Se vuoi te ne dico qualcuno perché mi fai tenerezza”
“Le sarei molto grato” risposi educatamente
Effettivamente mi elencò vari parcheggi, piazze e parchi dove potevo trovare possibili estimatori della mia bocca e del mio culetto. Parlammo ancora un po’, mi disse di chiamarsi Alfredo, io gli dissi come mi chiamavo, mi offrì una sigaretta che rifiutai cortesemente perché non fumavo (e in realtà non ho mai fumato in vita mia), quindi ci salutammo.
Tornato a casa, per paura di dimenticarli, mi segnai i posti che mia aveva elencato, alcuni dei quali non avevo neanche idea di dove fossero. Tutto sommato ero contento perché stavolta la serata non era stata del tutto infruttuosa. Mi addormentai con il dildo nel culo.
Cominciai così a frequentare i posti che mi aveva indicato quell’Alfredo, all’inizio con poco successo, ma una sera, finalmente, vicino alla Stazione di Monte Mario, ci fu il primo incontro “proficuo”.
Era un uomo sulla quarantina, con il quale scambiai qualche sguardo e che si avvicinò chiedendomi se cercassi compagnia. Io risposi di sì, cercando di essere naturale, ma il cuore mi stava scoppiando, mi sembrava di sentirne i battiti, accelerati all’ennesima potenza. Ci allontanammo un po’ dalla stazione e lui mi condusse in un angolo molto buio. Subito si mise davanti a me e si aprì i pantaloni.
“Ti piace il cazzo vero?” mi disse a bruciapelo
“Sì, molto” risposi
“Ma quanti anni hai?”
“Diciotto” dissi mentendo
“Non sembra”
“Sì, lo so” dissi, mentre già avevo la mano sul suo membro e lo stavo masturbando
“Mettiti giù frocetto, prendilo in bocca”
Mi abbassai e feci il mio dovere da puttanella. Lui ansimava forte e sborrò molto presto e io ingoiai tutto.
A quell’epoca non sapevo nulla di malattie trasmissibili col sesso, men che meno di AIDS, di cui non si parlava affatto, non c’era ancora internet e l’informazione viaggiava lentamente.
Lo sperma di quell’uomo aveva un sapore differente da quello di Fulvio e negli anni poi avrei conosciuto la vasta gamma di sapori che quel nettare può avere.
Appena sborrato nella mia bocca l’uomo si ricompose e se ne andò senza dire una parola. Tornai a casa perché già si era fatto tardi.
L’esperienza con quell’uomo però mi aveva elettrizzato, le mille paure che avevo prima erano scomparse, avevo ora un’idea, anche se approssimativa, di questi incontri.
Ebbi altri tre incontri nei giorni successivi, in altrettanti posti, con due uomini di mezza età ed uno più avanti con gli anni. Tutti volevano pompini. Solo uno si strusciò con il cazzo dietro di me per farselo venire duro, ma poi anche lui volle la mia bocca e sborrò quasi subito.
Speravo sempre di trovare qualcuno più giovane, ma finora non ne avevo trovati.
Le esperienze fatte, in ogni caso, mi avevano reso un po’ più disinvolto nell’abbordare i soggetti.
Una sera decisi di andare verso l’EUR. Ero in un parco vicino alla Cecchignola, pensai che fosse frequentato da militari. Nel buio vidi che il posto era abbastanza frequentato, perciò pensai di poter, in una certa misura, scegliere. Mi avvicinai ad un ragazzo che sembrava sui vent’anni, dissi qualcosa, ma mi fece capire che anche lui era gay passivo.
Mi abbordò, invece, un trentenne rasato e barbuto, semplicemente avvicinandosi dietro di me e mettendomi una mano sul culo. Questa volta l’interesse era decisamente per il “frocetto” che ero io. Mi voltai e gli sorrisi. Mi disse di seguirlo dietro i cespugli.
Così appartati, mi fece inginocchiare, si aprì i pantaloni e me lo sbattè in faccia ordinandomi di succhiarlo. Lo feci come sapevo farlo, ma lui cominciò a dirmi come e cosa dovevo fare: “leccami la cappella tutta intorno, adesso prendilo in bocca, succhialo, adesso leccami le palle, riprendilo in bocca, lavora di lingua…” e così via, facendomi quasi una lezione di pompino. Poi all’improvviso mi disse
“Tirati giù i calzoni e poggiati all’albero che ti inculo”
“Però col preservativo” gli dissi mentre mi spogliavo
“Sì, ma me lo metti tu” sapevo che sarebbe arrivato questo momento
Quando vide le autoreggenti e il perizoma cominciò ad insultarmi con gli epiteti coi quali si eccitano i maschi e che ormai conoscevo bene. Riuscii a mettergli il condom per fortuna con una certa facilità, spalmai lubrificante nel mio culetto e sul suo cazzo e mi poggiai all’albero mettendomi a novanta gradi.
Ero eccitatissimo.
La penetrazione fu decisa e profonda. Gemetti forte per non urlare come facevo con Fulvio. Il trentenne continuava a darmi della puttana, della troia, senza smettere di sbattermi forte.
I “rumori” che facevamo incuriosirono qualcuno. E infatti vidi con la coda dell’occhio un tizio di mezza età con una pancia prominente che si stava masturbando a poca distanza. Il trentenne lo invitò a mettermelo in bocca e quello non si fece pregare.
Per la prima volta avevo due cazzi vivi e pulsanti contemporaneamente in bocca e nel culo e la cosa mi stravolse. La sensazione era enormemente più erotica ed eccitante del dildo che mi penetrava insieme a Fulvio.
Per il resto della mia vita questa sarà poi per me la modalità più appagante nel sesso.
Prima di sborrare il trentenne si sfilò il preservativo e masturbandosi mi venne sul culo. Subito dopo l’altro si fece dare un preservativo e mi scopò anche lui con foga, anche se il suo cazzo era piuttosto modesto.
Continuai nei mesi successivi le mie incursioni serali e notturne con alterne fortune e più volte mi capitò di soddisfare più maschi nella stessa serata, senza badare se fossero giovani, anziani, magri, grassi, glabri o pelosi. In quei posti nessuno si curava della mia età, mi scopavano senza freni, mi sculacciavano, mi sborravano addosso, in bocca, a volte, finiti i preservativi, continuavo facendomi sborrare nel culo. Mi chiamavano puttana e troia, ma era così che mi sentivo.
Una sera due francesi (o forse belgi, non saprei) mi invitarono a casa loro. Accettai con un po’ di timore, ma invece l’esperienza fu molto piacevole. La casa era un sogno e i due erano funzionari dell’ambasciata del Congo. Sperimentai subito, appena entrato, un piacevolissimo bacio a tre, ognuno con la lingua contro la lingua degli altri due e la serata continuò con me al centro dei loro giochi sessuali. Si masturbavano a vicenda mentre mi baciavano e si baciavano e si carezzavano mentre mi penetravano uno in bocca e uno nel culo, poi quello che avevo in bocca si spostò dietro l’altro, che stava scopando me, e l’inculò facendo un “trenino”. Fu un’esperienza per me veramente fuori del comune. A fine serata mi chiesero di tornare quando avessi voluto.
Ne approfittai, nei giorni successivi, perché era troppo comodo ed eccitante farlo in quella casa con quei due “cochons”. Ogni volta poi trovavo una sorpresa.
La seconda volta infatti li trovai en femme tutti e due, con corsetti, guepière, calze, tacchi a spillo e parrucche. Fecero trovare anche a me un paio di scarpe tacco dodici e mi chiesero di indossarle. Di parrucche, come ho già detto, non avevo bisogno con i miei capelli ricci. I giochi fra loro si intensificarono. Ma comunque alla fine ero sempre io la puttana al centro dei loro interessi.
La terza volta che andai da loro, invece, la “sorpresa” era più consistente: due pezzi di marcantonio che mi sorridevano, i cui denti bianchissimi spiccavano sulla pelle nera che più nera non si poteva. Erano due congolesi alti e muscolosi. Me li presentarono ma, francamente, il loro nome è l'ultima cosa che potrei ricordare di quei due, tanto ero affascinato da quello spettacolo perché erano già nudi. I francesi mi fecero spogliare e indossare le scarpe col tacco, poi mi diedero in pasto ai due congolesi.
Ero galvanizzato da quella situazione inattesa. Presi in bocca i loro cazzi i quali, benché pulitissimi, avevano un sapore ed un odore particolare. Mentre lo facevo i due francesi se li baciavano e io carezzavo quelle pelli lisce color mogano con molta sensualità. Poi mi misero nella classica posizione a cagnolino e mi riempirono i due miei centri del piacere. I loro cazzi erano molto lunghi ma non duri come quelli di alcuni bianchi per cui nel culo entrò con facilità. Arrivò in fondo stimolandomi centri “inesplorati” fino ad allora.
I due francesi, intanto, guardavano la scena e si baciavano e masturbavano a vicenda. E in effetti l’immagine di un giovane bianco, minuto e delicato, abusato brutalmente da due mandingo neri e muscolosi doveva essere estremamente erotica.
Quando quello dietro sborrò, quello davanti prese il suo posto e mi fece provare qualcosa che non avevo mai provato prima. Dopo avermi scopato e sborrato dentro anche lui, restò sopra di me e dentro di me. Sentivo il suo peso sul mio corpo ed era una piacevole sensazione. Trascorso qualche minuto, con mia grande sorpresa e piacere, ricominciò a muovere il cazzo dentro di me e dopo una lunga scopata, mi sborrò di nuovo dentro senza mai toglierlo. Se esiste l’orgasmo mentale io in quell’occasione lo provai. In tutti i miei anni pochissime volte ho avuto la fortuna di provarlo ancora.
Nei mesi in cui li frequentai, i francesi mi fecero trovare più volte sorprese di questo tipo.
Con l’estate poi presi l’abitudine ad andare alla spiaggia nudista di Capocotta, dove Fulvio mi portava, senza però scoparmi, e anche lì ebbi le mie soddisfazioni sessuali dietro le dune.
Non potevo immaginare ancora che l’autunno successivo sarebbe stato per me tanto traumatico da imprimere una brusca deviazione alla mia esistenza e alle mie inclinazioni.
(continua)
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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